In questi primi due giorni di guerra il Cremlino ha già sferrato attacchi indiscriminati. Prese di mira non solo basi militari ma anche aeroporti e centrali nucleari su tutto il territorio ucraino.

Colpito un ospedale a Vuhledar nella regione del Donetsk, provocando la morte di 4 persone e il ferimento di altre 10, tra le quali 6 medici. Bombardata la base aerea di Ozerne a Zhytomyr, situata nei pressi di una scuola italo-ucraina dove studiano circa 200 minori tra i 6 e 17 anni. Illesi i minori, che non si trovavano all’interno dell’edificio quando è avvenuta l’esplosione.

Molti civili si sono rifugiati nelle metro e nelle stazioni, altri nelle cantine, altri ancora non hanno un riparo e sono in preda alla disperazione. I bancomat sono vuoti, non ci sono soldi.

Chi ha i soldi per fare benzina è scappato in macchina, ma molte persone si stanno muovendo anche a piedi. Saranno la Romania e la Polonia ad accogliere l’ondata di profughi.

L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ritiene che siano oltre 100mila le persone in fuga dalla regione del Donbass. Ma fuggire dove? Nessun luogo è completamente sicuro all’interno del confine.

L’Unicef ha lanciato l’allarme sulle conseguenze che il conflitto avrà “sulla vita e il benessere dei 7,5 milioni di bambini presenti in Ucraina”.

Chi non è riuscito ad abbandonare il Paese nella giornata di ieri è intrappolato nell’inferno in corso. Gli uomini tra i 18 e i 60 anni non possono oltrepassare la frontiera e sono chiamati a imbracciare le armi per difendere la patria dall’invasione.

Secondo fonti ufficiali, il bilancio dei morti ucraini di ieri è di 137 vittime, la maggior parte civili, e 316 feriti, mentre i militari russi uccisi sarebbero 800. In questa seconda giornata di guerra sono stati colpiti anche edifici residenziali.

Violata la Convenzione di Ginevra

I principi del diritto internazionale umanitario, disciplinati nelle quattro Convenzioni di Ginevra, prevedono che “né la popolazione civile né singoli cittadini o obiettivi civili siano bersaglio di attacchi militari”. Inoltre, “è richiesto alle parti in conflitto di prendere tutte le possibili precauzioni per minimizzare il danno a civili o obiettivi civili” e sono proibiti “gli attacchi indiscriminati”.

Attacchi alla libertà di espressione e informazione

“Siamo un po’…. accerchiati”, ha detto ieri sera Francesca Mannocchi, inviata del Tg7. La libertà di movimento dei giornalisti è stata infatti fortemente compromessa dai bombardamenti sugli aeroporti e dal blocco dei trasporti pubblici. È praticamente impossibile oltre che molto pericoloso lasciare l’hotel dove si trovano molti giornalisti della stampa internazionale e recarsi a Kiev per documentare l’assalto delle milizie russe alla Capitale.

Anche in Russia la libertà d’informazione è messa a dura prova: i media nazionali possono diffondere solo “notizie e dati provenienti da fonti ufficiali” del governo, i siti d’informazioni ucraini sono stati oggetto di attacchi informatici e sono state represse dalla polizia le manifestazioni per la pace a San Pietroburgo e in altre città limitrofe.

In migliaia sono scesi in piazza per dire no a una guerra fratricida. Oltre 7500 gli attivisti arrestati.

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