Che cosa è il Decreto Anti-Rave Party?

Il Governo ha presentato in Commissione Giustizia al Senato un emendamento al discusso “Decreto anti-Rave party”. Il nuovo testo proposto vuole recepire le critiche dell’opposizione e di parte della dottrina giuridica che aveva sottolineato come il testo del nuovo art. 434-bis Codice penale, introdotto col decreto legge 162/2022, presentasse profili di incostituzionalità perché indeterminato nella fattispecie e arbitrario nella sanzione e nelle misure di prevenzione e polizia connesse.

Anzitutto varia la posizione del codice penale in cui il nuovo reato va a inserirsi: non più tra i reati contro l’incolumità pubblica come è il 434-bis, bensì al 633-bis, immediatamente successivo al 633 rubricato “Occupazione illegale di terreni ed edifici”, quindi tra i reati contro la proprietà privata. Una destinazione certamente più in linea con i disagi documentati dalle denunce dei proprietari di fondi e altri immobili situati nelle vicinanze dei terreni occupati dai ravers.

Chi commette reato?

 Cosa ancora più importante, nella nuova formulazione commette reato solo chi organizza o promuove il rave, ovvero qualsiasi invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di realizzare un raduno musicale o avente un altro scopo di intrattenimento quando dall’invasione deriva un concreto pericolo per la salute e l’incolumità pubblica a causa dell’inosservanza delle norme su droga, sicurezza e igiene. I partecipanti restano comunque punibili ai sensi dell’art. 633 Codice penale.


Il nuovo reato risulta quindi ben più circoscritto: si specifica il tipo di occupazione, un tasto dolente della vecchia formulazione che aveva permesso alle opposizioni di gridare al liberticidio, facendo pertanto salve le manifestazioni degli studenti. Inoltre, il nuovo 633 bis risulta riferito a tre situazioni specifiche: sicurezza, droga e igiene.

La funzione di deterrenza della norma è poi aumentata dalla modifica delle disposizioni sulla confisca obbligatoria, che viene estesa dalle cose che sono servite a commettere il resto o vi erano destinate anche ai profitti e al prodotto del rave party. La pena dei 3 ai 6 anni di reclusione resta invariata, così come invariato resta il regime delle intercettazioni. Viene inoltre comminata una multa da mille a diecimila euro.

Cosa è stato modificato?

Scompare l’elemento ritenuto di arbitrio, cioè l’indicazione del numero minimo di cinquanta partecipanti richiesti per integrare la fattispecie: dal momento che i soli partecipanti non sono più perseguiti col resto in questione, non avrebbe avuto senso mantenerla. D’altra parte, l’indeterminatezza dei partecipanti ad un rave è certo una caratteristica costante, non essendo una festa privata con una lista di invitati o prenotati.

Nelle parole del Ministro Carlo Nordio la norma “sale di livello ma evita la confusione e qualsiasi ipotesi di estensione ad altra fattispecie”.