L’inizio delle trattative: Do ut des

Do ut des. Un’affermazione che può far venire i brividi se solo si possa pensare che ogni genere di trattativa inizi così. Con un scambio reciproco di favori. Favori lievi, a volte fatti per uno scopo benefico ma pur sempre favori. Perché è proprio attraverso questi atteggiamenti che nasce la mafia ed è proprio attraverso la “trattativa” che Cosa Nostra rivendicò il suo primato tra le mafie più pericolose al mondo, capace di mettersi d’accordo con le più alte cariche dello Stato pur di affermare la sua supremazia e la sua pericolosità.

L’omicidio Scopelliti

Con la nascita del Maxiprocesso avvenuto ad opera dei magistrati Rocco Chinnici, Antonino Caponnetto, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, il capo di Cosa nostra, Salvatore Riina, organizzò numerose riunioni della commissione regionale e provinciale per discutere dello sviluppo del maxiprocesso e del suo possibile esito che fino a quel momento sembrava essere favorevole a Cosa Nostra. Il 9 agosto 1991 venne ucciso il magistrato Antonino Scopelliti. Non a caso, l’omicidio avvenne in Calabria per depistare gli inquirenti.

In seguito, nel dicembre del 1991, il “capo dei capi” Salvatore Riina organizzò una riunione della commissione provinciale di Palermo per ribadire la decisione di iniziare una guerra contro lo Stato.
Nel corso della riunione Riina decretò l’uccisione dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, del maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli e del parlamentare siciliano della Democrazia Cristiana Salvo Lima.

L’omicidio di Salvo Lima

Il 12 marzo 1992 rappresentò forse una delle poche conferme del rapporto intrinseco tra Stato e Mafia.
L’Onorevole Salvo Lima, ex sindaco di Palermo nonché parlamentare siciliano della Democrazia Cristiana, viene ucciso con tre colpi di pistola da Cosa Nostra, per non averne difeso gli interessi nel corso del maxiprocesso di Palermo, conclusosi il 30 gennaio 1992 con la condanna definitiva di centinaia di mafiosi. L’onorevole Lima, era già noto alle forze dell’ordine per i suoi rapporti passati con Tommaso Buscetta, il boss mafioso Salvatore La Barbera, i cugini Ignazio e Nino Salvo (imprenditori affiliati alla Famiglia di Salemi), ed attraverso loro anche ai boss mafiosi Stefano Bontate e Gaetano Badalamenti.

L’approvazione del “Decreto Falcone”

In seguito alla strage di Capaci il Consiglio dei ministri nella seduta dell’8 giugno 1992 approvò il decreto-legge “Scotti-Martelli” detto anche “decreto Falcone”, che introdusse l’articolo 41-bis, cioè il carcere duro riservato ai detenuti di mafia.

“La mafia non è affatto invincibile, è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”.

Bisogna continuare a credere nello Stato, nelle istituzioni e negli uomini che li rappresentano nonostante i continui sbagli commessi nel corso del tempo.
Farlo perché lo dobbiamo a chi ha perso tragicamente la vita.
Bisogna farlo perché dobbiamo essere orgogliosi della nostra bandiera, delle nostre leggi, della nostra Italia.

Immagine di copertina da Palermo Today