Quanto l’economia russa può competere in questo momento a livello mondiale?

La principale pedina dello scacchiere dell’arte della guerra attuale dispone, innanzitutto, di diverse divisioni, “più del papa certamente”, come hanno scritto, sarcasticamente, sull’Economist: sul piano militare se la batte con la Nato; su quello economico il suo reparto d’assalto si chiama gas, tuttavia è un’arma a doppio taglio, poichè un embargo sarebbe disastroso per i mercati e doloroso soprattutto per l’Europa (a cominciare da Italia e Germania), ma allo stesso tempo però prosciugherebbe le risorse monetarie di Mosca. Proprio l’economia è il principale punto debole del nuovo zar.

Nella giornata di ieri, i mercati hanno certamente sanguinato, proseguendo nello stesso trend per l’intera giornata, ma c’è un mercato in particolare che ha sofferto più di tutti data la sua fragilità, ed è proprio quello russo: la Borsa di Mosca ha bruciato letteralmente 260 miliardi. Quando, nella notte, la Russia ha attaccato l’Ucraina, gli investitori hanno cominciato a prepararsi alle sanzioni più dure della storia, arrivate poi al concludersi della giornata. La Borsa di Mosca ha perso nelle prime ore della mattinata fino al 50% del suo valore, venendo sospesa più volte; gli investitori stanno vendendo i titoli a Mosca. Il rublo è sceso al minimo storico sul dollaro, il costo per assicurare il debito russo contro l’insolvenza è salito al valore più alto dal 2009 e le azioni sono crollate a valori mai visti: gli analisti si aspettano che la Banca centrale a Mosca alzi presto i tassi per cercare di arginare il sell-off sul rublo, che vede a 100 contro il dollaro. La Banca centrale russa ha annunciato che interverrà nel mercato dei cambi per la prima volta da anni e adotterà misure per domare la volatilità dei mercati finanziari. L’attacco militare all’Ucraina ha gettato un’ombra sui mercati globali e ha innescato una nuova ondata di avversione al rischio. Le risorse in Russia hanno subito un duro colpo dopo che il presidente Vladimir Putin ha ordinato l’aggressione all’Ucraina provocando la condanna internazionale e la minaccia degli Stati Uniti di ulteriori “gravi sanzioni” su Mosca.

E non è solo dagli storici “nemici” che provengono le sanzioni: sulla scia della clamorosa invasione russa dell’Ucraina, i ventisette riuniti nel Consiglio europeo hanno deciso un nuovo pacchetto di sanzioni contro il Cremlino, tale da isolare il paese, come aveva annunciato in un intervento video la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che aveva parlato di un pacchetto di «sanzioni massicce e mirate» con l’obiettivo di indebolire la «capacità di modernizzazione» della Russia e «bloccare l’accesso delle banche russe ai mercati finanziari europei», congelando gli attivi del paese in Europa. Nel comunicato conclusivo del vertice si legge che «le sanzioni coprono il settore finanziario, energetico quello dei trasporti, l’export di beni e finanziario, la politica dei visti e l’inserimento nella lista nera, e con nuove criteri, di personalità russe». Nel settore energetico, però, non dovrebbero essere comprese misure dirette al comparto del gas, ma nonostante ciò, La russia rischia comunque l’espulsione dal sistema finanziario globale.

Per quanto riguarda le sanzioni Usa, ha parlato in merito per oltre mezzora in diretta tv alla nazione e ha illustrato la dura risposta americana, il presidente Joe Biden: sanzioni ad altre quattro banche statali russe (per un valore di mille miliardi di dollari), tra cui il colosso Vtb, e dimezzamento dell’export di materiale tecnologico alla Russia. Tra le nuove sanzioni Usa contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina ci sono anche restrizioni ai prestiti sul mercato americano per tredici imprese ed entità russe, tra cui banche, società energetiche e dei trasporti: Sberbank, AlfaBank, Credit Bank of Moscow, Gazprombank, Russian Agricultural Bank, Gazprom, Gazprom Neft, Transneft, Rostelecom, RusHydro, Alrosa, Sovcomflot, Russian Railways. Colpiti anche alcuni esponenti di primo piano del cerchio magico di Putin e i loro famigliari. Tra loro il potente capo di Rosneft Igor Sechin, e suo figlio Ivan (dirigente della stessa azienda), l’ex ministro della difesa Serghiei Ivanov, inviato del Cremlino per i trasporti e l’ambiente, suo figlio Serghiei (presidente e ceo di Alrosa), il segretario del consiglio di sicurezza nazionale Nikolai Patrushev, insieme a suo figlio Andrei (dirigente di Gazprom Neft), Andrei Puchkov e Yuri Soloviev (dirigenti della Vtb bank). Nel mirino Usa anche 24 tra persone e organizzazioni bielorusse per il sostegno dato all’invasione russa. Il presidente americano non sfodera però le armi più temute, pur lasciandole ancora “sul tavolo”: le sanzioni personali contro lo stesso Putin e l’esclusione di Mosca dal circuito Swift delle transazioni internazionali, su cui non tutti gli alleati europei sembrano d’accordo. Quindi lancia un attacco forse senza precedenti al leader del Cremlino, con cui non ha intenzione di parlare evocando la «completa rottura ora nelle relazioni fra Stati Uniti e Russia»: Putin « ha scelto questa guerra premeditata da mesi» con «ambizioni che vanno oltre l’Ucraina per ristabilire l’Unione sovietica» e «ora lui e il suo paese ne pagheranno le conseguenze», ha accusato il presidente Usa, convinto che il leader russo «diventerà un paria sulla scena internazionale». Le misure americane sono pesanti, anche se non pesantissime, perchè, ora che la deterrenza è fallita, l’obiettivo è “chiedere conto alla Russia delle sue responsabilità” e far pagare il prezzo a Vladimir Putin, mettendo in ginocchio l’economia del suo Paese.

L’interscambio con la Russia, quindi, non solo sul fronte energetico, rende difficile per l’Europa mantenere una posizione inflessibile. L’interscambio commerciale russo verso il resto del mondo ha raggiunto i 785 miliardi di dollari nel 2021, in aumento del 38% rispetto al 2020. Determinante la dinamica dell’export (+45,8%) a 492 miliardi di dollari, mentre le importazioni sono state pari a 293 miliardi di dollari (+26,7%). Lo rileva l’analisi della Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo in un report sul commercio russo. Le importazioni sono costituite prevalentemente da macchinari, prodotti chimici, mezzi di trasporto e prodotti dell’agro-alimentare. Le esportazioni da minerali per quasi la metà del totale, seguiti da merci varie, metalli, pietre e metalli preziosi, prodotti dell’agro-alimentare. Il principale mercato degli scambi russi resta l’Europa, sebbene la sua rilevanza sia andata calando negli anni, a vantaggio del continente asiatico. E anche a vantaggio di un atteggiamento il più possibile autarchico, che ora permette al paese di essere maggiormente preparato alla situazione in atto rispetto all’Europa. La Russia fornisce il 40% del petrolio e del carbone dell’UE e il 20% del suo gas, che peraltro al momento non rientrano nella lista delle sanzioni. Inoltre, Mosca ha usato il denaro ricevuto dalle sue esportazioni di petrolio e di gas per costruire sostanziali difese finanziarie. Il gigante russo, pur avendo un’economia fiacca, è seduto su riserve di valuta estera di circa 500 miliardi di dollari (369 miliardi di sterline) e, per gli standard internazionali, ha livelli estremamente bassi di debito nazionale. Mentre la pandemia ha mandato il rapporto tra debito nazionale e PIL del Regno Unito a superare il 100%, in Russia è inferiore al 20%.

Questa potenza di fuoco finanziaria potrebbe smussare una delle armi che l’Occidente intende utilizzare in risposta alla crisi in Ucraina: il divieto per la Russia di emettere o commerciare il suo debito sovrano a Londra e New York. La quantità di obbligazioni che la Russia ha bisogno di vendere è relativamente piccola, e solo il 10% del totale è stato acquistato da non residenti l’anno scorso. Dunque l’Occidente sembra avere le armi spuntate, ma nemmeno Putin può rinunciare ai commerci con l’Europa e probabilmente, sul piano militare, non può permettersi una guerra nel pieno caos finanziario. Come si muoveranno le pedine nello scacchiere lo si capirà nei prossimi giorni.