L’ennesimo gioco di potere sulla pelle dei civili, considerati danni collaterali dai grandi strateghi che muovono i pezzi, rompono accordi diplomatici, avanzano minacce e celano le proprie intenzioni dietro ambigue dichiarazioni che tengono il mondo, allarmato dal rischio di una nuova guerra, con il fiato sospeso.
Putin potrebbe invadere l’Ucraina e chiunque ha guardato la televisione, ascoltato la radio, letto un giornale o frequentato i social network in questi giorni lo sa. La minaccia è diventata tangibile quando pochi giorni fa immagini satellitari hanno mostrato uno schieramento militare russo di decine di migliaia di unità al confine con il Paese vicino.
All’origine di questa decisione ci sarebbe l’intenzione di Kiev di entrare nella Nato. Se ciò accadesse, il Cremlino si ritroverebbe circondato da Paesi nemici e Putin si oppone fermamente a questa idea: «Noi non vogliamo la guerra, ma non accetteremo la Nato ai nostri confini», ha dichiarato.
La tensione è alta, tanto che la Farnesina ha caldamente raccomandato ai cittadini italiani residenti in Ucraina di fare i bagagli e tornare in patria il prima possibile.
Secondo gli esperti, un’aggressione militare stravolgerebbe gli equilibri geopolitici di tutto il continente. È ancora una ferita aperta la guerra del Donbass, che tra il 2014 e il 2017 provocò oltre 34mila morti (dati OHCHR).
Una strage di vite che potrebbe ripetersi nel caso in cui i soldati russi occupassero completamente il territorio ucraino. Il New York Times stima fino a 50mila vittime civili e 5 milioni di persone in fuga.
Amnesty International lancia l’allarme sul rischio di “disastro umanitario”. Un conflitto nel cuore dell’Europa Orientale avrebbe infatti “conseguenze devastanti sui diritti umani nella regione”, già duramente colpita dalla crisi economica.
Preoccupa in particolare la storica “mancanza di rispetto per il diritto internazionale” dimostrata dalle forze militari russe, che lungi dal preservare la popolazione civile e i soggetti più fragili dagli attacchi, li hanno resi invece un bersaglio. Un esempio di questa violenza indiscriminata è il bombardamento di scuole e ospedali in Siria.
In questi giorni sono in corso le trattative diplomatiche per risolvere la contesa in maniera pacifica. Dopo le rassicurazioni del cancelliere tedesco Scholz, che ha smentito l’entrata di Kiev nell’Alleanza Atlantica in tempi brevi, Putin ha annunciato il ritiro di una parte delle truppe dal confine. Ma la crisi non può dirsi superata e si attendono sviluppi.