Tutto è partito con una notizia che riportava la morte di un soldato russo, nei pressi di Černobyl‘, imputabile all’avvelenamento da radiazioni.

A questa notizia sono seguite diverse conferme che parlavano inoltre di un intero manipolo di soldati ammalatisi; soldati questi facenti parte del contingente russo che ha attaccato e occupato la centrale di Černobyl‘ durante le prime fasi dell’invasione dell’Ucraina.

Le spiegazioni a queste morti sono state fornite da ambedue le parti, russa e ucraina, con toni molto diversi: Secondo le autorità ucraine sembra che questi soldati siano effettivamente morti per avvelenamento da radiazioni a causa dello stazionamento, se non di un vero e proprio accampamento, nella Foresta Rossa.

Si tratta di un’enorme pineta, compresa in un raggio di 10km che, dopo l’incidente del 1986, ha assorbito un volume tale di radiazioni e di materiali nocivi che gli hanno fatto perdere il suo colore naturale cedendo il posto ad un colore rossastro.

Questa foresta rientra nella cosiddetta “zona di alienazione“, un territorio che per circa 30km circonda la centrale nucleare e che, cosa più importante, dovrebbe essere inaccessibile e il suo attraversamento proibito a causa della pericolosità delle radiazioni.

Secondo quanto riferito da Emilio Santoro, fisico nucleare ed ex direttore responsabile del reattore di ricerca TRIGA RC-1 del Centro Enea Casaccia, “sarebbe allucinante pensare che la linea di comando dell’armata russa abbia imposto ai proprio soldati di sostare proprio nella zona di esclusione“; ancora più grave “sarebbe pensare che abbia ordinato di scavare delle trincee

In quella zona, infatti, il rateo di dose mediamente si aggira intorno a 1 mSv (milliSievert) all’ora. Per fare un paragone, nel nostro paese, a causa della radiazione naturale, la popolazione assorbe una media di 1 mVs in un anno.

Se il numero può sembrare lo stesso, la realtà è ben diversa: infatti nel primo caso si tratta appunto di un rateo di dose, ovvero un assorbimento di radiazioni nell’intervallo di un’ora, nel secondo invece è quanto assorbito nell’intero anno.

Le notizie riportano che i soldati russi siano affetti da sindrome acuta da radiazioni e questo risulterà essere una conseguenza ovvia nel momento in cui verrà confermato lo stazionamento dei soldati nella zona, soprattutto a causa della possibile inalazione di polveri. Le radiazioni possono infatti colpire per irraggiamento, dall’esterno, e per contaminazione, quindi sia dall’esterno che dall’interno.

Ciò che però ha specificato Santoro è che le notizie in questione non sono ancora state confermate dalla Russia e che potrebbero esserci altre spiegazioni. Per poter arrivare ad una sindrome acuta occorrerebbe essere esposti ad una sorgente estremamente più intensa, anche per una brevissima durata, come un’esposizione in vicinanza di elementi di combustibile irraggiati o residui di materiale fuso durante l’incidente dell’86 e poi solidificati; ma se cosi fosse, quale evento potrebbe aver liberato questi residui?

L’ipotesi di danni seri alla struttura di contenimento delle radiazioni della centrale comincia a diventare più corposa: i combattimenti avvenuti nella centrale potrebbero effettivamente aver causato danni così gravi da compromettere le capacità di contenere radiazioni e questo avrebbe conseguenze gravi non solo per la zona limitrofa alla centrale ma per tutta l’Europa.