Recep Tayyip Erdogan

Recep Tayyip Erdogan è il presidente della Turchia dal 2014. Nel corso dei suoi vari mandati, da Primo ministro e da Presidente poi, ha sempre avuto delle relazioni politiche particolari con molti paesi di diverse aree geografiche: Europa, Usa, Medio-oriente, Africa e Asia.

Le relazioni diplomatiche

Con le sue relazioni diplomatiche decisamente importanti, nonostante varie critiche subite questi ultimi anni, rappresenta sicuramente una delle figure politiche più influenti del XXI secolo.

Negli ultimi mesi ha avuto grande rilevanza per due episodi: gli incontri da mediatore tra Ucraina e Russia e il compromesso che gli Stati europei hanno dovuto accettare per far entrare Svezia e Finlandia nella Nato. Bastano solo queste due note per capire quanto la Turchia sia contesa nello scacchiere internazionale.

La politica a due facce

Accade però spesso che il “Sultano” pratichi una politica a due facce. Il suo interesse maggiore in Europa è nei confronti dei tre Stati in cui vi è una forte presenza musulmana: Albania, Bosnia ed Erzegovina e Kosovo. Recep Tayyip Erdogan sa perfettamente che sono alleati fondamentali per far sì che l’Islam si espanda in Europa grazie ai finanziamenti per le costruzioni di moschee e investimenti economici. Proprio nella pensiola balcanica però, sembra che abbia perso qualche punto: dopo aver venduto droni e aver firmato vari accordi con la Serbia, le tre nazioni nominate precedentemente non hanno nascosto il loro malcontento.

Albin Kurti, Primo ministro del Kosovo, si è mostrato molto infastidito dagli accordi presi da Erdogan con la Serbia, decidendo di rifiutare l’offerta sua offerta di porsi come mediatore tra Kosovo la suddetta Serbia per il dialogo di riconoscimento reciproco.

Crisi tra Turchia e Grecia

A complicare la situazione è l’attuale crisi tra Turchia e Grecia. I due Paesi non hanno mai avuto ottimi rapporti. Le provocazioni e rivendicazioni sono presenti da secoli ormai: ambo le parti continuano ad attaccarsi a vicenda su chi cerca di espandersi il più possibile, mettendo in dubbio la sovranità stessa dello Stato rivale.

Nelle ultime settimane, Erdogan ha più volte attaccato la Grecia per continue violazioni dello spazio aereo, minacciando ripercussioni violente. Il conflitto d’interesse tra i due Paesi non si limita solo a Cipro e alle varie isole, ma anzi, ultimamente si è espanso anche nell’Area Balcanica e nel Mar Mediterraneo.

Conflitto tra Armenia e Azerbaigian

Il conflitto tra Armenia e Azerbaigian è un altro problema importante, soprattutto in vista delle prossime elezioni. Erdogan sa perfettamente che essendo Turchia e Azerbaigian due paesi legati tra loro da cultura e lingua, deve dare di tutto per difendere gli interessi degli Azeri. La situazione del Nagorno-Karabakh potrebbe però peggiorare ed essere pericolosa per il “Sultano”. Iran e Russia potrebbero iniziare a guardare con grande attenzione al conflitto e magari in futuro intervenire e anticipare la Turchia come mediatori o come garanti per la stabilità della regione.

Nonostante queste problematiche sul piano geopolitico, alle quali si aggiunge anche l’inflazione sul piano interno della Turchia, sembra che il “Sultano” stia iniziando ad avere nei suoi confronti simpatie molto importanti, così tanto determinanti nello scacchiere politico, che sembrava qualcosa di impossibile qualche anno fa.

La mediazione con Egitto e Israele

Il ritorno alla mediazione con con l’Egitto, ci fa pensare che dopo 9 anni il Cairo sembra pronto ad ospitare di nuovo un ambasciatore turco. Cosi facendo, indirettamente, Erdogan è anche riuscito a portare dalla propria parte anche l’Arabia Saudita.


Israele, perfettamente conscio della posizione di Erdogan nei confronti dell’Iran, ha fortemente fatto intendere di voler tornare ad avere un ottimo rapporto con la Turchia, quello stesso Stato che per vari decenni ha rappresentato per Israele una garanzia di stabilità nel Medio Oriente.

La stima americana

L’elemento fondamentale però sono come sempre gli Stati Uniti, che hanno fatto intendere di avere dato fiducia della Turchia, specialmente dopo l’esplosione della guerra in Ucraina. La visita ad Ankara del sottosegretario di Stato americano, Victoria Nuland, è stata la prova di tale riavvicinamento, che all’inizio dell’amministrazione Biden sembrava irraggiungibile. Per far continuare questa intesa, Ankara deve però inevitabilmente evitare tensioni nel Mediterraneo con Grecia ed Egitto. Questo sembra essere il compromesso che il “Sultano” Erdogan deve accettare se vuole continuare ad essere determinante nello scacchiere politico internazionale.