Quando il 24 febbraio il Presidente della Federazione russa Vladimir Vladimirovič Putin ha annunciato l’inizio delle “operazioni speciali” dando ordine di invadere l’Ucraina abbiamo tutti pensato all’azione di un pazzo, di un uomo scollegato dalla realtà vuoi perché perso nei suoi deliri imperiali oppure troppo preoccupato per propria popolarità, in caduta libera. 

In realtà questa guerra è il risultato di una serie di dinamiche storiche, politiche e giuridiche che hanno le loro radici nella fondazione stessa della Russia, quando il principe slavo Vladimiro I di Kiev si convertì al Cristianesimo con tutta i suoi sudditi e sposò la sorella dell’imperatore di Bisanzio Basilio II, Anna Porfirogenita.

In quel momento Russia e Ucraina non esistevano: c’erano solo i Rus’, un popolo discendente in parte dagli Slavi e in parte dai Vichinghi che occupava un’area immensa nell’Europa dell’est e aveva a Kiev il suo maggior centro. Più tardi i Rus’ diventarono Russi e spostarono il centro del loro immenso impero più a Nord, prima a Mosca e poi a San Pietroburgo.

Questo impero immenso, che al suo zenit sotto lo Zar Nicola I misurava ben 20.000.000 chilometri quadrati e comprendeva centinaia di nazioni, popoli e tribù, è stato da sempre regolato secondo rigidi criteri verticistici: pochi grandi centri, in cui tutto è deciso e regolato(poco efficientemente se si vuole) fino al più sperduto villaggio della Siberia, che è dai primi interamente dipendente per quanto riguarda governo e regolazione.

In effetti se nell’Europa continentale la civiltà giuridica ha realizzato l’ideale della rule of professional law che viene costruito su un substrato romanistico, quindi un modello feudale fondato su un vincolo di fedeltà reciproca signore-vassallo, la separazione tra Stato-Chiesa e il rafforzarsi di un ceto sociale di giuristi. In quest’ambito i vassalli dovevano fedeltà al loro signore fintantoché egli assolveva i suoi obblighi di protezione  e guida verso di loro. Condizione necessaria ma non sufficiente al perfezionamento del vassallaggio era l’investitura del signore, da parte di un nobile superiore, del re o della Chiesa.

In Russia non è andata così: nello sterminato est abbiamo un sistema detto “rule of political law” che si fonda su un sistema di regolazione della società basato sul rapporto norma-decisione politica, modello accentuato dal drammatico crollo dell’URSS. Ciò ha significato che la giuridicizzazione del rapporto feudale è molto più debole, in quanto il rapporto è costruito attorno alla nozione di fedeltà ed esclude la reciprocità di obblighi\diritti. Lo State building russo si realizza in questo contesto tra il 1500 e il 1800: vedrà succedersi lo zarato, l’Impero russo, dalle cui ceneri emergerà la Russia sovietica e poi l’URSS. 

In questa evoluzione la componente verticistica, la debolezza della giurisprudenza rispetto alla politica e al potere, la forza sostituita alle ragioni di diritto sono elementi costanti. 

È più difficile connotare lo Stato ucraino, a causa della recente nascita (1991). Nel 1919 c’è una breve esperienza di indipendenza, subito annientata dalle baionette sovietiche quindi vi è una forte dipendenza del sistema giuridico ucraino dalle vicende del sistema giuridico russo, senza dimenticare l’Holodomor, la carestia pianificata da Stalin che fece uccidere milioni di ucraini dalla fame.

Le vicende dello Stato ucraino possono essere così suddivise: una prima fase tra gli anni 1991-2004 molto problematica per l’economia e la stabilità interna; gli anni 2004-2014 scanditi da una progressiva spinta verso l’UE, coronata dall’Accordo di associazione firmato nel 2014 ed entrato in vigore nel 2017. In questi anni si è realizzato un graduale scostamento dell’Ucraina dalla Russia, culminato nel 2014 con le rivolte di Euromaidan.