Grazie Nonno Nino

È così che ci lasciò Nonno Nino o per tutti noto come il magistrato Antonino Caponnetto: l’uomo che successe al magistrato Rocco Chinnici dopo la sua morte avvenuta tragicamente ad opera di Cosa Nostra a Palermo, nel 1983.

 

 

“Ragazzi godetevi la vita, innamoratevi, siate felici ma diventate partigiani di questa nuova resistenza, la resistenza dei valori, la resistenza degli ideali.
Non abbiate mai paura di pensare, di denunciare e di agire da uomini liberi e consapevoli.
State attenti, siate vigili, siate sentinelle di voi stessi!
L’avvenire è nelle vostre mani. Ricordatelo sempre!”.

Caponnetto è stato uno di quei tanti personaggi che come tanti altri, hanno illustrato la nostra patria. Uno di quei tanti uomini sopratutto, che ha avuto il coraggio di opporsi al sistema mafioso lavorando al fianco di professionisti come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Chi era Antonino Caponnetto?

 Antonino Caponnetto nasce a Pistoia e fu proprio il suo gran senso del dovere a convincerlo a trasferirsi a Palermo in un periodo in cui il sangue macchiava le strade di quella splendida città: una città che meritava giustizia, una città che non meritava più di essere vittima di centinaia di omicidi, una città che meritava quel pizzico di onestà e senso del dovere che solo in pochi riuscirono a trasmettere e a portare avanti nonostante le molteplici difficoltà.

Difficoltà che risiedevano all’interno del Palazzo di Giustizia, difficoltà incontrate quotidianamente e rappresentate da chi faceva “il paladino dell’antimafia” mascherando i propri affari e ostacolando chi aveva fatto della lotta alla mafia, la lotta della propria vita.

“Cinque vergognose, letali, astensioni e due voti di maggioranza”.

Legami con Falcone

Non a caso Giovanni Falcone morì prima del maggio 1992.
Quando infatti il magistrato Caponnetto, decise di lasciare Palermo per tornare a Firenze indicò in Falcone il suo successore ma il Consiglio superiore della magistratura gli preferì Antonino Meli.

“Rocco Chinnici ancora vive”.

Giunto a Palermo, Antonino Caponnetto divenne Capo dell’Ufficio Istruzione adottando le stesse strategie operate per la lotta contro il terrorismo e sostituendo la figura del magistrato Rocco Chinnici.

Istituì il primo Pool antimafia della storia

Nel 1984 riunì un gruppo di magistrati che aveva il compito di occuparsi esclusivamente della lotta alla mafia istituendo il primo pool della storia che vide la partecipazione di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Gioacchino Natoli, Giuseppe Di Lello e Leonardo Guarnotta.

Dopo la morte di Falcone e Borsellino, Caponnetto non si arrese.
Continuò a diffondere i propri insegnamenti nelle scuole riunendo giovani e insegnandogli l’arte del senso del dovere, della giustizia e della legalità.

In un attimo di sgomento successivo alle due terribili stragi, il giudice Caponnetto, sconfortato dalle ennesime perdite esclamò: “è finito tutto!”.

I risultati del suo duro lavoro

Ma forse il suo lavoro non fu vano e l’amore per la propria terra, per il proprio lavoro e per la propria gente, lo indusse a continuare alla propria opera che lui stesso ha creato nel periodo più buio della storia della nostra Italia, lasciandoci pensare che è vero si che “gli uomini passano, ma le idee restano. E continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”.

Ogni essere umano ha un libro e le pagine di quel libro sono completamente vuote.
E finché l’opera non sarà compiuta, non si potranno mai concludere le pagine della propria storia.

Ed è perciò doveroso che ogni uomo sia artefice del proprio destino e che faccia della propria vita, una vera e propria opera d’arte.

Grazie Nonno Nino.