Vi siete mai chiesti come nasce un fantasma? Non parlo ovviamente del lineare processo che porta dalla scomparsa di una vita alla comparsa di un ectoplasma, ma del preciso processo che porta una determinata persona a fondersi anima – e non corpo – con la propria dimora, infestandola e mantenendone il possesso anche post mortem. Che ve lo siate chiesti o meno, la risposta la dà con piglio scientifico e rigorosità accademica Michele Mari, nell’ultimo dei racconti che compongono la geniale raccolta “Fantasmagonia”, edita da Giulio Einaudi.
Nelle decine di racconti brevi che compongono l’opera, c’è sempre la presenza di un fantasma: non quello di una persona, ma quello della letteratura. Lo spettro della quinta arte pervade infatti ogni pagina, insinuandosi tra le parole e andando a dipingere retroscena assurdi (come Machiavelli che scriveva che “a uno principe è necessario saper usare bene la bestia e l’uomo” perché di fatto egli era bestia e uomo, e di notte andava così trasformandosi in un orrendo Minotauro dopo aver scritto fino a esaurire il lume), poesie brillanti (come quelle che Michele Mari inventa impersonando Cecco Angiolieri, i cui sonetti nascono dolci e diventano via via più taglienti fino ad arrivare alla celeberrima “S’i fossi foco”), invenzioni giocose (come un maestro balbuziente costretto a inventare cantilene per non balbettare, cantilene nelle quali poi si ritrova immancabilmente incatenato), e tanta ma tanta inquietudine (come… No, qui non voglio dare anticipazioni).
Quella ideata da Michele Mari non è solo una raccolta di racconti, ma una vera e propria strada da seguire per conoscere se stessi e gli incubi, il tetro che si nasconde negli anfratti delle nostre dimore, le ombre che si estendono ai confini della vista periferica. C’è sempre un sottile brivido che percorre le mani che tengono in mano il volume, che attraversa le braccia e le spalle per scaricarsi alla base dell’osso occipitale.
Il lettore meno avvezzo all’inquietudine non si spaventi però: la varietà dei registri stilistici e la camaleontica versatilità dello scrittore milanese, che si riflettono anche nella ricerca barocca della terminologia più fine ed elegante alternata allo svisceramento dei più reconditi lasciti dialettali del nostro panorama culturale, sono tali da lasciar soddisfatti i più disparati gusti. Non abbiate timore dunque: leggete tra le righe, leggetevi dentro.