Domenica in Serbia si è votato per eleggere il nuovo presidente della Repubblica e per rinnovare la camera unica del parlamento. “Un enorme grazie ai cittadini della Serbia”: con queste parole Aleksandar Vucic, presidente uscente e ricandidato alla carica di capo dello Stato, ha rivendicato una vittoria schiacciante alle elezioni presidenziali.

Sono infinitamente orgoglioso e infinitamente felice. Credo in una vittoria significativa e convincente e credo che tutti otterranno ciò che si meritano“.

Queste le parole di ringraziamento del presidente al suo popolo. La vittoria di ben 126 seggi sul totale dei 250 e l’aggiunta di altri seggi vista l’alleanza con l’Unione degli ungheresi di Voivodina, garantisce la maggioranza assoluta, facendo capire che in Serbia ci sarà un governo forte e molto stabile.

Vucic ha poi affermato che la Serbia intende mantenere gli ottimi rapporti in molti settori con la Federazione russa, ma che proseguirà nella sua politica di neutralità militare.

Anche in Ungheria ce la vittoria sovranista, il premier uscente Viktor Orban ottiene un quarto mandato. La coalizione composta dal partito di governo Fidesz e da Kdnp ha preso circa il 53% dei voti. I sei partiti di opposizione messi insieme in una lista unificata e guidati da Peter Marki-Zay si attestano al 35%.

Orban esulta: “Mandato un chiaro segnale per Bruxelles”. Ma esce sconfitto sul referendum per legge anti-Lgbt, risultato nullo.

Orban, ha poi ha parlato dei suoi “avversari”, includendo anche il presidente ucraino Zelensky, la lista continua poi con “l’impero Soros” i “media internazionali” e i “burocrati di Bruxelles“. Il premier ungherese ha definito la sua una “vittoria eccezionale,
talmente grande che si può vedere anche dalla Luna. Di sicuro pure da Bruxelles
”.

Viste le vittorie di entrambi i partiti sovranisti in Ungheria e in Serbia, ci si aspetta che dunque la posizione neutrale nella guerra in Ucraina rimanga tale.

I due stati infatti, si sono distinti dall’atteggiamento che i Paesi UE hanno assunto nei confronti della Russia, assumendo una posizione neutrale e continuando a mantenere normali rapporti commerciali e diplomatici col Cremlino. Sono gli unici stati Europei a non aver sanzioni a Mosca e che hanno rifiutato di inviare armi a Kiev, schierandosi per una risoluzione pacifica e diplomatica del conflitto.