La Cina ha violato nuovamente lo spazio aereo di Taiwan con 29 jet da guerra, come ha dichiarato il ministero della Difesa di Taipei, che ha risposto facendo decollare una pattuglia di aerei da combattimento, mandando allarmi radio e preparando sistemi missilistici della propria difesa aerea.

Da gennaio 2022 sembrerebbe proprio che questa sia la terza più grande incursione cinese. Secondo Taiwan, i cinesi avrebbero impiegato 17 caccia, 6 bombardieri oltre ad aerei di ricognizione e di monitoraggio.

Tutto ciò cosa starebbe a significare e soprattutto cosa potrebbe accedere nei mesi successivi?

Taiwan è considerata una delle migliori dieci democrazie del mondo. Pechino vuole riportare l’isola stessa sotto il suo controllo, poiché la considera da sempre una sua provincia; se l’isola dovesse proclamare l’indipendenza, Xi Jinping sarebbe pronto a dichiarare guerra aperta a Taiwan.

Fra gennaio e maggio sono raddoppiati i sorvoli militari: 465 tra caccia da combattimento, bombardieri, aerei da ricognizione. Nel frattempo Taiwan si sta munendo di armi e mezzi estremamente elaborati mentre gli Stati Uniti sostengono l’isola stessa a livello economico con la vendita di armi.

Ma nell’ipotesi di un ipotetico attacco da parte della Repubblica Popolare Cinese, Joe Biden, presidente degli Stati Uniti d’America sarebbe pronto ad intervenire in difesa di Taiwan.

Ci sono vari fattori in ballo in merito a questa situazione:

  • In primis, l’egemonia su quell’area del Pacifico dove la libertà di navigazione ha permesso lo svilupparsi di molti paesi dell’Asia;
  • In secondo luogo, Taiwan, con una popolazione di 24 milioni di abitanti e un PIL pro capite abbastanza elevato, produce il 60% dei microchip globali. Le varie istruzioni che arrivano da Pechino per preparare l’eventuale invasione sono abbastanza precise; il quadro di riferimento che si prospetta è uno scontro definitivo tra Stati Uniti e Cina per il controllo nell’Indo-Pacifico oppure un blocco dei porti e degli aeroporti, quindi delle varie forniture, che potrebbe mandare in totale crisi l’economia globale.

L’isola di Taiwan è la “tematica” su cui Stati Uniti e Cina dialogano ma che al tempo stesso non riescono a trovare un punto di contatto.Abbiamo assistito ad un costante aumento delle attività militari provocatorie e destabilizzanti nei pressi di Taiwan” così riferisce Lloyd Austin, segretario della Difesa degli Stati Uniti, definendo l’Indo-Pacifico come “teatro prioritario” e “centro di gravità strategica” per Washington stessa.

Gli Stati Uniti saranno al fianco dei loro amici nella regione per difendere i loro diritti, non sostengono l’indipendenza di Taiwan ma sostengono fermamente il principio che le differenze tra le due sponde dello Stretto devono essere risolte con mezzi pacifici”, spiega in tal modo sempre Austin, continuando a riferire che “il mantenimento della pace e della stabilità nello Stretto di Taiwan non è solo un interesse degli Stati Uniti, ma una questione di interesse internazionale”.

Dunque, per Washington la stabilità a Taiwan è una questione di interesse internazionale, a differenza di Pechino che, ritenendo l’isola stessa una provincia ribelle, crede che questa questione sia di interesse interno motivo per il quale nessuno deve intervenire.