La Cina ha intenzione di dimezzare il periodo di quarantena obbligatorio per tutti i visitatori internazionali in entrata nel Paese, diminuendolo da 21 a 10 giorni: tutti coloro che entreranno in Cina dovranno trascorrere 7 giorni in quarantena centralizzata e sottoporsi successivamente ad un “monitoraggio attento” per altri 3 giorni a casa. Si tratta di una misura del nono piano messo in atto dalla Commissione sanitaria nazionale di prevenzione e contrasto del nuovo coronavirus.

Come scrive il South China Magazine “si tratta di un primo passo verso l’allentamento delle restrizioni ai confini”, marcando che si tratti di una delle novità più significative da quando nel marzo del 2020 la Repubblica Popolare ha chiuso i propri confini per contenere la diffusione del Covid-19. Il cambiamento arriva dopo che Pechino e Shanghai, nella giornata del 27 giugno, per la prima volta dal 19 febbraio hanno registrato zero casi alla casella positivi al virus. Dopo quattro mesi di restrizioni, lockdown, quarantene e test di massa dai costi – sociali ed economici – spropositati, la capitale cinese e la metropoli finanziaria del Dragone possono esultare.

Nel Paese sono stati accertati 22 contagi locali in tutto, dei quali 1 sintomatico e 21 asintomatici. Dall’inizio della pandemia, la Repubblica Popolare ha confermato 5226 decessi per complicanze legate al coronavirus. Ancora non è stata accertata una data precisa per l’entrata in vigore delle nuove misure adottate; alcune sembrano già in atto da inizio mese a Pechino, a Wuhan e nell’est, da Wuxi a Xuzhou nella provincia di Jiangsu, fino ad arrivare a quella di Zhejiang. Dunque, queste nuove regole costituiscono un notevole cambiamento nelle restrizioni di ingresso in Cina e alla strategia “zero Covid” decisa per la pandemia di coronavirus.

La situazione pandemica ha tenuto Shanghai, megalopoli con una popolazione di 27 milioni di abitanti, in stretto lockdown da fine marzo agli inizi di giugno e tutt’oggi vigono numerose restrizioni, le medesime che sono presenti a Pechino. Questa mossa è un passo importante nella giusta direzione per la Cina. “La Cina è ancora lontana dall’aprirsi”, così afferma Huang Yanzhong, esperto per il settore salute al Council on Foreign Relations di New York, sottolineando che il Paese richiede ancora test Covid negativi per entrare, misura che altri Paesi , invece, hanno abbandonato mesi fa. “Le incertezze e i rischi persisteranno per i viaggi in Cina”, conclude in questo modo Huang.

Nuove infezioni potrebbero però emergere in qualsiasi momento: motivo per cui il governo cinese non abbandona la linea della strategia “zero Covid”. La domanda che si pongono tutti è questa: quando finirà il Covid? A rispondere vi è Cai Qi, segretario del Partito Comunista Cinese di Pechino, affermando che “ Nei prossimi cinque anni Pechino coglierà incessantemente la normalizzazione della prevenzione e del controllo delle epidemie”. In parole più semplice, le varie restrizioni vigenti e frequenti in Cina potrebbero durare per altri cinque anni intendendo come la pandemia sia propriamente lontana dall’essere definita conclusa. Dopo le parole di Cai Qi, sembra che sia montata sui vari social la protesta degli abitanti di Pechino tanto che ogni riferimento ai “cinque anni” è stato rimosso dalle pubblicazioni online.

Ciò che è sicuro è che con il Covid avremo a che a fare per parecchio tempo. “ Se la Cina, che ha una popolazione numerosa, avesse scelto politiche come l’immunità di gregge avrebbe dovuto far fronte a conseguenze catastrofiche”, così riferisce Xi Jinping, presidente della Repubblica Popolare. Nel suo discorso, il presidente stesso parla anche di “politica zero dinamico”. “La Cina ha la capacità e la forza di attuare la politica dello zero dinamico fino alla vittoria finale. Siamo fiduciosi nelle nostre capacità di trovare un equilibrio tra la risposta del Covid-19 e lo sviluppo economico e sociale”, insiste in questo modo Xi, invitando tutti a non abbassare la guardia.