La politica internazionale sta vivendo una storica crisi dovuta al conflitto tra Russia e Ucraina.

Come abbiamo visto in questi mesi, quasi tutti i paesi europei hanno mostrato un forte sostegno all’Ucraina; l’unico paese che non ha ancora abbracciato pienamente la politica internazionale europea è la Serbia. Durante il conflitto il paese di Vucic ha sempre cercato di essere neutrale, il motivo è molto semplice: gli interessi serbi giocano su tre potenze internazionali con politiche decisamente diverse.

Vucic infatti non può permettersi di voltare le spalle al suo alleato storico: la Russia, allo stesso tempo però sembra voglia continuare a tentare di entrare nell’UE anche se secondo alcuni sondaggi, i cittadini serbi sembra stiano cambiando idea a riguardo.

Il ruolo più interessante riguardo gli interessi di Vucic però non lo giocano UE e Russia, bensì la Cina.

Sabato scorso infatti, nella segretezza più assoluta, o quasi, sei velivoli militari da trasporto Y-20 dell’aeronautica militare cinese sono sbarcati all’aeroporto Nikola Tesla di Belgrado.

All’interno, un sofisticato sistema missilistico terra-aria che la Serbia aveva già precedentemente ordinato nel 2019 per destinarlo al suo esercito. Questo armamento, rende la Serbia il primo in paese in Europa a ricevere un’arma cosi potente e importante dalla Cina, le armi di difesa infatti sono in grado di abbattere aerei, elicotteri o droni anche a 150 chilometri di distanza.

Il mondo intero, si sta chiedendo come mai la Serbia abbia ricevuto un armamento di questo tipo in un momento cosi delicato.

Secondo l’analista militare serbo Aleksandar Radic, l’invio di queste armi rappresenta un chiaro segnale di forza, una vera e propria dimostrazione della loro capacità militari. Pechino però risponde che la consegna di armi non è legata alla guerra in Ucraina, ma che rispetta solamente un accordo precedente alla pandemia, cioè un ordine di missili del 2019 effettuato dalla Serbia.


La risposta da parte dell’UE e degli USA non si è fatta attendere: su tutti il governo britannico ha annunciato sanzioni contro i politici serbo-bosniaci Dodik e Cvijanovic per “i loro tentativi di minare la legittimità e la funzionalità dello Stato della Bosnia-Erzegovina“, che ricordiamolo sono ormai mesi che destabilizzano anche la politica balcanica.

Possiamo affermare dunque che la Serbia si trova in una posizione ambigua e che non sa cosa voglia fare del suo futuro: critica le sanzioni dell’occidente, allo stesso tempo però condanna l’invasione dell’Ucraina e ora non da spiegazioni riguardo le armi cinesi.

In una situazione cosi particolare, dove comunque il popolo serbo ha già deciso chi considera come suo alleato, Vucic deve fare altrettanto, perché perpetrando un atteggiamento così ambiguo, rischia di perdere credibilità a livello internazionale.