Nella città di Shanghai tornano di nuovo i test di massa, in ripresa dopo due mesi di lockdown e varie restrizioni ad aprile e maggio che hanno affossato l’economia della grande metropoli finanziaria cinese. Tra i sedici distretti, solamente in nove ripartiranno i test per contenere la diffusione del virus Covid-19.
Secondo quanto riportato in una nota delle autorità sanitarie locali “Il rischio di infezione comunitaria esiste ancora nella città. Da un simile screening ci si aspetta di rilevare e contenere il rischio di ripresa”.
A oggi sono otto le aree classificate ad alto rischio della diffusione del contagio, mentre altre novanta sono classificate a medio rischio.
La città di Shanghai non è la sola a riprendere i test di massa: anche Tianjin, una delle quattro municipalità della Repubblica Popolare Cinese direttamente controllata dal governo centrale e metropoli alle porte di Pechino, ha dato inizio a nuovi round di test e di tamponi per i suoi dodici milioni di abitanti dopo due casi di trasmissione locale del virus.
Nonostante i danni all’economia, la Cina non ha alcuna minima intenzione di abbandonare la linea rigida e ferrea contro il Covid-19: il presidente Xi Jinping, nel mese scorso, ha ribadito il tipo di politica adottata dal governo per cercare di contenere il virus stesso e di non diffonderlo, minimizzando i danni all’economia.
Stando a quanto affermano gli ultimi dati, la linea dello “zero Covid” contro la diffusione della variante Omicron ha colpito in maniera drastica l’economia cinese come non accadeva dai primi tre mesi del 2020, gli stessi nei quali il governo era alle prese con lo scoppio del primo focolaio a Wuhan: il PIL del paese è cresciuto solo dello 0,4% nel secondo trimestre e, a causa del lockdown a Shanghai, l’economia è crollata del 13,7% tra aprile e giugno.
Si tratta del peggior risultato dall’inizio del 2020, anno nel quale la Cina fu colpita dalla prima ondata di Covid, ed il secondo peggior risultato da oltre ben trent’anni: una brusca frenata che mette a rischio l’obiettivo di crescita economica stabilito per quest’anno al 5,5%.
La crisi immobiliare non accenna a fermarsi, peggiorando sempre più la situazione in atto: il settore immobiliare, infatti, vale circa il 20% del PIL cinese.
Sono state diffuse varie notizie secondo cui tante famiglie non hanno la possibilità momentaneamente di poter continuare a pagare i mutui a causa del mancato completamento della costruzione delle loro case da parte degli immobiliari.
Si parla di un peggioramento del caos nel sistema bancario. Parlando della linea politica messa in atto, negli ultimi mesi il governo cinese ha imposto lockdown improvvisi ma anche totali in diverse città e dure restrizioni alla mobilità, impedendo la ripresa economica della Cina.
Al momento, il quadro della situazione non sembra migliorare, poiché in diverse città cinesi sono stati diagnosticati casi della sottovariante Ba.5 altamente infettiva.
La frenata della Cina non è una buona notizia: un’economia cinese priva di slancio indebolisce la resilienza globale. Nonostante ciò, il presidente Xi Jinping ha promesso di impegnarsi a mantenere l’approccio di “tolleranza zero”, sottolineando la necessità di “mettere le persone e la vita al primo posto”.
Le parole del premier cinese Li Keqiang, in relazione ai timori per l’economia, affermano che “l’economia si sta stabilizzando ma che non ci sono ancora delle basi solide, che il governo si impegnerà per migliorare la crescita e ridurre l’inflazione”.
Dunque il rischio, con la Cina che combatte con i lockdown, le pressioni sul settore immobiliare e gli effetti legati alla guerra, è che i mercati non possono più affidarsi alla seconda economia mondiale.