Il sistema di parlamentarismo italiano scelto dai Costituenti è la conseguenza del dibattito sorto tra fautori del presidenzialismo e parlamentarismo in seno all’Assemblea. Nel timore che un Governo presidenziale potesse degenerare in una dittatura, questi si indirizzarono ad una forma di governo che non concentra tutto il potere nelle mani di un organo monocratico.

Il parlamentarismo italiano

Il modello italiano conserva alcuni caratteri tipici del modello parlamentare sorto in Gran Bretagna: la funzione legislativa è assegnata collettivamente alle Camere dall’art. 70 Cost. secondo il modello bicameralismo perfetto; il potere esecutivo è attribuito dall’art. 95 Cost. ad un Governo che lo esercita collegialmente sotto la direzione di un Presidente del Consiglio; tra Parlamento e Governo sussiste un rapporto di fiducia per cui il secondo è politicamente responsabile nei confronti del primo in base all’art. 94 Cost.

Ci sono tuttavia nel parlamentarismo all’italiana dei caratteri spuri che lo portano ad allontanarsi dal modello originale.

Il Presidente della Repubblica

Ad esempio, il ruolo del Presidente della Repubblica: egli è collocato in posizione di imparzialità rispetto agli altri poteri dello Stato e non ha alcuna connotazione politica, tanto da non aver alcun potere di determinare l’indirizzo politico del Paese ed è politicamente irresponsabile, poiché tutti i suoi atti devono essere controfirmati da un ministro proponente. 

Si individuano tre forme di esercizio delle prerogative presidenziali: quella “notarile” di Einaudi e Gronchi, quella “interventista” di Pertini, Segni e Cossiga e poi quella di “guida istituzionale” esercitata da Napolitano e Mattarella nel corso della crisi dei partiti degli anni 2010 e 2020.

La Corte Costituzionale

Ulteriori elementi di novità del parlamentarismo all’italiana sono la presenza della Corte Costituzionale, che nel corso degli anni si è ritagliata un potere politico annullando molteplici leggi e dando indirizzi al legislatore e la possibilità di tenere referendum abrogativi, tipico istituto di democrazia diretta fondato su un’opposizione popolare all’operato del Parlamento.