Il dramma del Natale italiano: pandoro o panettone?

 

Come ogni Natale italiano che si rispetti, anche quest’anno le tavole dei nostri concittadini sono state contornate dai classici pandori e panettoni che, probabilmente, più di una volta hanno rischiato di separare le più unite delle famiglie; delle volte per chi si dovesse accaparrare l’ultima fetta, altre volte per chi supportasse la supremazia di un dolce sull’altro.

 

Entrambi con una storia molto lunga alle spalle, pandori e panettoni sono diventati l’ennesimo simbolo di italianità anche all’estero, ed anche questo Natale sono stati consumati in abbondanza: allo scorso 5 dicembre, secondo ilsole24ore, il fatturato dei prodotti industriali si assesta a 217 milioni, mentre per gli artigianali sale a 118,5 milioni.

 

Storia del pandoro

Il pandoro nasce a Verona nell’ottobre del 1894 a opera del pasticciere Domenico Melegatti, che prende ispirazione da un’antica tradizione: egli parte infatti da un impasto di farina, latte e lieviti chiamato levà, preparato ogni Vigilia di Natale dalle donne veronesi.

Aggiunge burro e uova, elimina le mandorle e la granella di zucchero, creando così una ricetta a lunga lievitazione destinata a un successo senza tempo.

Si racconta che il nome si sia originato all’esclamazione di meraviglia di un garzone alla vista della prima fetta illuminata dal sole del mattino: un vero “pan de oro”.

 

Storia del Panettone

Sul panettone, simbolo di Milano, si tramandano diverse versioni. Una delle più famose vuole che il panettone sia nato dalla ricetta improvvisata da un semplice servo, di nome Toni, alla corte di Ludovico il Moro.

Il servo Toni interviene in aiuto di un cuoco, disperato per aver bruciato in forno il dolce destinato al pranzo di Natale del duca, proponendogli di portare a tavola qualcosa da lui preparato il giorno stesso mescolando alcuni ingredienti di cucina: farina, burro, uova, zucchero, uvetta, scorza di cedro.

Il duca e i suoi invitati furono entusiasti del nuovo dolce, il cuoco svelò l’autore della ricetta e la grande fama del “Pan del Toni” prese piede.

A Milano il dolce protagonista delle tavole natalizie non esaurisce il suo compito a dicembre. La tradizione meneghina prevede infatti che ogni anno il 3 febbraio si celebri san Biagio mangiando un pezzo di panettone per assicurarsi la salute di naso e gola contro i mali di stagione.

 

Il leader di mercato Bauli

Il leader di mercato Bauli, che proprio quest’anno festeggia cento anni di attività, conferma segnali positivi per questa stagione natalizia, nonostante il gusto dolcesalato dovuto alla crisi affrontata negli ultimi mesi e che vede le famiglie italiane ridurre il loro potere d’acquisto: «Stando alle nostre stime – afferma Michele Bauli, presidente del gruppo – i volumi di vendita del Natale, dopo una partenza lenta, si potranno attestare su valori non lontani da quelli dell’anno scorso. Le risposte, tuttavia, le avremo solo dopo le feste».

Anche il Gruppo Bauli, che nel mercato detiene una quota superiore al 40% grazie ai brand Bauli, Motta, Alemagna e Bistefani, ha attraversato un anno difficile e ha di fronte un 2023 altrettanto impegnativo. «Abbiamo reagito con decisione contenendo costi superflui, confermando gli investimenti, costretti dai mercati ad alzare i prezzi dei prodotti, sebbene tutto questo non sia sufficiente a coprire i crescenti aumenti di costo delle materie prime e delle energie», conclude Bauli.