Chi si sta allontanando a gradi dalla strategia zero Covid è Taiwan, nonostante l’aumento dei contagi in queste settimane. La decisione del governo di Taipei per la gestione del virus in Cina, rispetto alla strategia  portata avanti dal governo di Pechino, è quella di convivere col virus stesso, mentre la capitale decide di mantenere la linea dura della propria strategia.

Taipei sceglie appunto di optare per questa nuova strategia al fine di evitare di sotto ad un altro stress l’intero sistema sanitario. Aprile 2022 è stato sicuramente il mese più duro sul piano della diffusione del Covid–19 dall’inizio della pandemia per Taiwan.

L’aumento dei contagi da variante Omicron aveva propriamente convinto le varie autorità ad abbandonare quella linea rigida e ferrea che Pechino stava seguendo, per passare ad una forma di coesistenza con la pandemia stessa, in totale contrasto con la strategia adottata e ribadita più volte dal presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping.

Taiwan è decisamente preparata per la pandemia” ha espresso il premier taiwanese Su Tseng-chang, “la gestiremo gradualmente e non ci sarà un lockdown come a Shanghai”, i cui effetti sul piano economico colpiscono anche le varie aziende taiwanesi. Sembrerebbe che la strategia adottata da Taiwan sia molto più “rilassata” rispetto a quella portata avanti da Pechino.

Nella strategia di convivenza con il virus Taiwan ha scelto di allentare le regole della quarantena, la quale, per chi arriva nell’isola stessa, è abbassata da 10 a 7 giorni nonostante resti in vigore un test alla partenza, così come si è ridotta la medesima per i contatti stretti dei positivi, ovvero da 7 a 3 giorni.

Ciononostante, resta ancora obbligatorio l’uso della mascherina in pubblico. Le varie restrizioni sono tuttora presenti a Pechino in base all’aumento dei contagi. La capitale stessa ha iniziato ad avviare tre round di test per circa 20 milioni di abitanti in dodici distretti e le varie autorità hanno annunciato nuove chiusure a palestre, centri commerciali e ad altre attività simili al fine di contenere la diffusione del virus, dopo i divieti imposti inizialmente.

La differenza di approccio al virus tra Cina e Taiwan riguarda anche le differenti politiche sul vaccino messe in atto da Pechino e Taipei: il premier dell’isola ha dato l’annuncio di un nuovo contratto per altre quattro milioni di dosi di vaccino prodotto da Pfizer-BioNTech, a differenza della capitale che ha inoculato vaccini prodotti dai propri gruppi Sinovac e Sinopharm.

L’aumento dei contagi nella Repubblica Popolare Cinese, definito come la peggior ondata da quando sono stati segnalati i primi casi, e la politica zero-Covid , messa in atto con rigidi e ferrei lockdown, hanno spinto molte fabbriche a chiudere o ad operare a capacità limitata: l’inflazione è aumentata più di quanto si aspettassero gli analisti , segnalando pressioni sui costi delle materie prime a causa dell’aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina.

Il Politburo del Partito Comunista Cinese, comprendente anche il presidente Xi Jinping, hanno riconoscenza nella diffusione del contagio e nella guerra in Ucraina quelle che sono le sfide più dure della Cina, ma al contempo vogliono sottolineare quanto sia necessario “proteggere la vita delle persone nella massima misura possibile e ridurre al minimo l’impatto dell’epidemia sullo sviluppo economico e sociale”.