La Repubblica Popolare Cinese è sicuramente citata in ogni analisi sulla guerra Ucraina, sin dal primo giorno dell’invasione russa, dove gli sviluppi del conflitto evidenziavano sempre più il ruolo di Pechino.

La visita, nei giorni scorsi, del ministro degli Esteri cinese Wang Yi in Afghanistan e in India sono l’ennesima conferma della proiezione di Pechino sul clima politico internazionale.

Anche se Pechino ancora non ha raggiunto gli Stati Uniti nella competizione egemonica, la Cina è l’unica potenza, oltre a quella americana, che può avere la capacità e il valore per un ruolo da mediatore. Ad oggi, Pechino ha tentato in tutti i modi di restare fuori, per quanto fosse possibile, da un coinvolgimento eccessivo nella guerra in Ucraina.

Si parla di elementi abbastanza sensibili: dalla partnership strategica firmata con la Russia poche settimane prima dell’invasione in Ucraina, alla necessità e al dovere di mantenere buoni rapporti sia con l’Unione Europea sia con i singoli Paesi del Vecchio continente, dalla paura e dal timore di rimanere isolati insieme a Mosca dagli scambi commerciali al pericolo di aprire un conflitto con il competitor strategico statunitense, che sarebbe anche la principale destinazione dell’export cinese.

La posizione neutrale della Cina, con dichiarazioni che desiderano vivamente il dialogo e la pace, gli aiuti umanitari in Ucraina, comunicati ufficiali volti a rinforzare la partnership strategica “senza limiti” con Mosca, potrebbe formare un possibile ed eventuale percorso verso la mediazione cinese sul conflitto in Ucraina.

Ma nonostante ciò, gli equilibri dell’ordine mondiale, sia sul terreno di guerra sia nei mercati globali, non sono ancora ben definiti; solamente dopo aver compreso per bene gli esiti di questo conflitto e le conseguenze dell’invasione russa, la leadership del Partito Comunista Cinese avrà modo di prendere un’eventuale decisione su una linea di azione univoca.

Qualora Pechino non dovesse riuscire ad esprimere una chiara e netta visione rispetto a questo evento che segnerà l’assetto strategico, la sua ambizione di ridelineare l’ordine internazionale verrà senza alcun dubbio resa con minor valore.

Ma adesso ciò che si nota è che il presidente cinese Xi Jinping sembrerebbe essersi mosso, poiché ad oggi è rimasto ai margini del conflitto tra Russia e Ucraina, quasi proprio come se fosse uno “spettatore neutrale”. Nelle ultime ore, sembrerebbe che Pechino si sia attivata: sono almeno tre le nuove mosse che fanno intuire ad un inserimento più diretto in quello che sta succedendo in Occidente.

  • La prima mossa è il “contatto con l’India” : Xi Jinping ha inviato a New Delhi il ministro degli Esteri cinese Wang Yi per un primo contatto con l’India, con l’obiettivo di porre fine alle ostilità attraverso la diplomazia che deve avere la meglio sul conflitto.
  • La seconda mossa è “il contatto con la Corea del Sud”: il presidente cinese avrebbe telefonato al suo omologo  sud – coreano Yoon Suk-Yeol, in carica dal prossimo mese di maggio, affermando che “ entrambi i Paesi sono responsabili del mantenimento della pace regionale e della promozione della prosperità mondiale in mezzo a molteplici sfide internazionali”; anche qui si tratterebbe di vari tentativi importanti di dialogo e comunicazione.
  • La terza mossa è “la telefonata con Londra”: sembrerebbe che Xi Jinping abbia avuto un colloquio telefonico con Boris Johnson, sottolineando che la Cina stessa intende continuare a rivestire un “ruolo costruttivo” nel promuovere la pace in Ucraina e la comunità internazionale dovrebbe “creare le condizione necessarie verso una soluzione politica della questione”; la Cina auspica che Londra possa contribuire con Pechino allo sviluppo dei legami che , nonostante gli alti e i bassi, si sono sviluppati in maniera continua.