Fine della guerra civile in Bosnia

 

 Il 14 Dicembre 1995: Slobodan Milošević, Franjo Tuđman e Alija Izetbegović rappresentanti rispettivamente dei tre gruppi etnici in conflitto: serbi, croati e bosgnacchi, sotto la forte pressione diplomatica, firmarono gli Accordi di Dayton che posero fine alla guerra civile bosniaca.

 

 

 

Gli accordi, rappresentavano qualcosa di storico, il fatto che furono stabiliti negli USA e non in Europa, rappresentavano un chiaro riferimento di chi fu l’impegno maggiore in ottica internazionale, facendo anche capire che l’Europa aveva sbagliato la sua linea politica e sottovalutato il conflitto in Bosnia.

 

Gli accordi furono accompagnati da una serie di allegati che disegnarono un dettagliato percorso di stabilizzazione del paese, dunque non si trattava di un semplice accordo che fece cessare la guerra civile, andava ben oltre.

Gli allegati, contenevano vari progetti istituzionali senza precedenti, i quali avevano l’obiettivo di far tornare la Bosnia quella regione multi-etnica dove le tre etnie principali prima della morte di Tito vivevano in maniera pacifica. Per mantenere fede agli accordi stabiliti, vi furono varie missioni di pace sostenute dall’Onu, Ue, Nato e altre organizzazioni internazionali.

La particolarità degli accordi di Dayton oltre a quella di far tornare la Bosnia ad essere un paese multietnico, era quello di avere un paese fortemente decentralizzato, favorendo maggiore automonia alle tre etnie (Bosniacchi, crosti e serbi), tornando ad avere una politica decentralizzata come ai tempi della Repubblica Jugoslava sotto Tito.

Il territorio fu diviso in due entità la Federazione di Bosnia-Erzegovina e la Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina.

Questa divisione ha tuttavia finito per spaccare il paese in due tronconi separati e profondamente eterogenei tra loro. Da un lato la Federazione di Bosnia-Erzegovina si è trovata frammentata al suo interno anche con varie rivendicazioni da dei due gruppi etnici: bosgnacchi e croati. La convivenza pacifica fra i due gruppi è dovuta senza ombra di dubbio alla composizione amministrativa che ha decisamente fatto passare in secondo piano il potere centrale, dando un’amministrazione divisa a tre livelli: governo centrale dell’entità, cantoni e municipalità.

Dall’altro lato, invece abbiamo la Rsb,cla quale è caratterizzata da una forte omogeneità etnica serba che vediamo anche essere forte anche ai giorni nostri, garantendo coesione sia politica che etnica. L’entità serba, ha preso una direzione di una forte autonomia rispetto allo stato centrale della Bosnia-Erzegovina, questo perché la costruzione istituzionale e la crazione di una istituzione essenzialmente bosnacca, viene percepito dai serbi come una costruziona imposta ai serbi dai paesi della Nato.

Gli Accordi di Dayton hanno segnato profondamente la storia non solo dei Balcani ma anche della politica internazionale e rafforzato il ruolo degli Usa in Europa, creando nella Bosnia-Erzegovina un impianto di pesi e contrappesi istituzionali che rendono complicate in maniera esponenziale le questioni politiche, ma che per ora si sono rivelati importanti per il mantenimento della pace.