A cento giorni dall’inizio delle ostilità fra la Federazione Russa e l’Ucraina, possiamo fare una panoramica sull’attuale condizione degli attori coinvolti e di come si sono giunti a queste posizioni.

Per quanto riguarda le attuali posizioni sul campo, possiamo rilevare che la concentrazione maggiore delle forze armate russe, in questo momento, si trova nella parte sudorientale dell’Ucraina. Queste forze sono attualmente impegnate in una lenta avanzata che la sta portando ad acquisire, lentamente ma costantemente, posizioni sempre più avanzate e strategiche per l’acquisizione del totale controllo della regione del Donbass ed in generale della parte sud dell’Ucraina.

Lo stesso presidente ucraino Vlodimir Zelenski ha dichiarato che al momento il 20% del territorio nazionale ucraino è sotto il controllo dell’Esercito Russo. L’esercito ucraino, dal canto suo, comincia ad accusare il peso di cento giorni di pesanti scontri. Vengono riportate notizie di battaglioni che si trovano in situazioni di combattimento attivo dall’inizio della guerra senza mai aver subito un avvicendamento, con tutto quello che comporta in termini di deterioramento di uomini e materiali. Nonostante questa situazione di affaticamento, l’Esercito Ucraino, contrina ad opporre una strenua resistenza all’avanzata nemica, questo anche grazie ai consistenti aiuti ricevuti da vari attori internazionali.

Osservando meglio la situazione interna ucraina si può notare come, sia a livello militare che civile, la nazione cominci ad accusare lo sforzo. Seppure il presidente ucraino sembri essere saldamente stabile nel suo ruolo, quelle parti di popolazione più prossime alle aree di contatto fra i due eserciti, cominciano a sbilanciarsi, in alcuni casi, verso la preferenza dell’occupazione russa rispetto alla prosecuzione dei combattimenti. Al netto di ciò si rileva che nelle file dell’esercito, sia nelle milizie di difesa territoriale che dell’esercito regolare, la volontà di resistere resta alta e le capacità operative, anche se ridotte, restano comunque una forte opposizione all’avanzata russa. La lenta ritirata delle forze ucraine si caratterizza per una tattica, la quale consiste nell’arretrare da una posizione fortificata ad una più arretrata, ma questo solo dopo che la posizione più avanzata risulta insostenibile e comunque avendo inflitto il numero più alto possibile di perdite al nemico.

Al contrario, l’Esercito Russo, dopo un iniziale fase di avanzata in profondità che si è rivelata fallimentare, ha rimodulato i propri obbiettivi coerentemente con le proprie capacità operative e concentrando le proprie forze. Nella loro avanzata iniziale i russi hanno consumato un quantitativo di energie e risorse che ora li costringe a schierare sul campo unità non di prima scelta, che comunque risultano essere operativamente efficaci, congiuntamente alle forze sopravvissute alla prima fase e reindirizzate. Comunque, l’affanno dell’Esercito russo risulta essere più di tipo qualitativo che quantitativo.

Il fatto che l’Esercito Russo sia stato costretto a rimpolpare le proprie fila di mezzi corazzati chiamando in linea un elevato numero di T-62 (di cui hanno effettivamente i magazzini pieni ma che risultano essere la generazione di MBT in servizio alle forze corazzate russe da più tempo). Un altro elemento molto importante da rilevare è il fatto che i Russi sembra siano stati in grado di correggere una delle principali carenze che aveva caratterizzato la prima fase delle loro operazioni e cioè le carenze nel settore logistico.

A prescindere della situazione sul campo, il presidente della federazione russa Vladimir Putin, sembra rimanere convinto nella prosecuzione delle operazioni militari. La sua posizione sembra non ricevere concrete contestazioni interne, questo né a livello di popolazione né a livello di gruppi di potere o oligarchi. Si continuano a rincorrere voci riguardanti possibili golpe e malattie dello stesso presidente russo, le quali però continuano a mancare di un’autenticazione certa ed ufficiale.

A livello internazionale, “l’Occidente” inteso come quella parte di mondo che si è apertamente schierata contro l’invasione russa manifesta diversi atteggiamenti. Gli USA mantengono una linea strenuamente filo ucraina promuovendo sanzioni, offrendo supporto di intelligence e mantenendo un costante flusso di invio di armamenti di diverso genere. Per quanto riguarda l’UE, essa a livello comunitario è riuscita a varare il sesto pacchetto di sanzioni economiche contro la Russia, che comunque non prevedono la completa sospensione delle forniture energetiche data l’elevata dipendenza che ancora lega alcuni pesi alle forniture dell’Est.

A livello di singoli stati, molti membri dell’unione hanno deciso di implementare i propri budget relativi alla difesa e continuano ad impegnarsi nell’invio di armamenti sempre più pesanti all’Ucraina. Armamenti che risultano essere attivamente impiegati al fronte visti i report riguardanti la loro distruzione o caduta in mani russe. hai confini dell’Europa invece, si rileva la decisione di Finlandia e Svezia di aderire all’Alleanza Atlantica. I due stati prospicenti alla Federazione Russa, nonostante il loro alto livello di preparazione militare, hanno ritenuto opportuno entrare a far parte dell’alleanza, rendendo ancora più inverosimili le minacce di operazioni militari nei loro confronti rivoltegli dalla Russia.

Molti altri argomenti contribuiscono a influenzare l’andamento di questa guerra, partendo dalla possibile crisi alimentare dovuta al blocco dell’export di grano ucraino alla mediazione internazionale nella quale il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan si sta prodigando, andando a definire un numero elevato di possibili scenari per la ricomposizione di questa crisi.