Ultimamente si è sentito spesso parlare di energia nucleare: dal rifornimento energetico alla produzione di armi di distruzione di massa, l’energia nucleare è stata argomento di discussione durante gli ultimi 40 anni, dal disastro di Chernobyl. L’incidente nella centrale ucraina ha posto l’attenzione sui possibili rischi e conseguenze di una scorretta manutenzione delle centrali nucleari, innalzando un dissenso che ha portato all’adozione di strategie di decommisioning (“smantellamento”): nel contesto italiano, questo percorso di smantellamento è iniziato nel 1987, con un referendum che ha causato la chiusura di quattro centrali e cinque impianti nucleari. 

La potenza dell’energia nucleare è stata, fin da sempre, esaltata nel suo utilizzo per la produzione di armi, come missili; la loro minaccia agita i nostri timori dal periodo della guerra fredda e sembra essere tornato in auge nelle settimane precedenti dati i conflitti proprio in territorio ucraino. 
Un tale utilizzo ha conseguenze ben note a tutti, ma ciò che molti cittadini sottovalutano è la potenzialità di questa energia a livello economico ed anche ambientale: un esempio arriva direttamente da oltreconfine, con un paese come la Francia, la quale possiede 58 reattori nucleari sparsi per tutto il paese, i quali forniscono circa il 75% dell’elettricità, la percentuale più alta rispetto a qualsiasi altro paese. Una riattivazione delle centrali (le quali attualmente sono impiegate solo per lo smaltimento di rifiuti radioattivi, italiani ed esteri) permetterebbe al nostro paese di acquisire un’autonomia a livello elettrico la quale, nel lungo periodo, garantirebbe anche un abbattimento dei costi, in quanto diminuirebbero i costi di importazione di gas e petrolio dall’estero. 

Un altro punto a favore dell’energia nucleare è l’importante contributo che il suo uso porterebbe alla sostenibilità ambientale: l’energia nucleare è infatti considerata una fonte energetica rinnovabile, al pari dell’energia eolica o solare. A differenza di quanto possiamo immaginare, le centrali nucleari causano una bassissima emissione di CO2, in quanto il fumo che spesso vediamo uscire dalle centrali altro non è che vapore acqueo, dovuto al raffreddamento dei processi di fusione nucleare. Tuttavia, per rendere questo tipo di energia totalmente sostenibile, è necessario che ogni centrale si impossessi di un adeguato piano di smaltimento delle scorie radioattive, come descritto dalle linee guida fornite dall’IAEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica), i quali dispongono indicazioni a riguardo trattando i temi della sostenibilità e della sicurezza dei lavoratori. 

L’IAEA ha inoltre espresso che i danni causati alla centrale di Chernobyl dal conflitto in Ucraina sono stati riparati e messi in sicurezza: tuttavia, l’agenzia internazionale non sembra voler abbassare la guardia, soprattutto per i dilemmi riguardanti sicurezza e salute, ed anche i possibili danni che potrebbero derivare dall’assenza di elettricità per il paese, già costretto da giorni a rifornirsi attraverso generatori diesel di emergenza. Il direttore generale Grossi dell’IAEA ha inoltre proposto un framework che permetterebbe all’IAEA di fornire assistenza tecnica e di vari altri tipi per garantire i processi di tutte le basi nucleari ucraine in totale sicurezza, già discusso con i Ministri degli Esteri ucraino e russo, rispettivamente Dmytro Kuleba e Sergei Lavrov. 

Ognuno di noi è consapevole delle conseguenze di un possibile scoppio di una centrale nucleare; oltre a Chernobyl, lo abbiamo visto più recentemente a Fukushima. Tuttavia, siamo coscienti delle cause che hanno portato allo scoppio di tali centrali; nel primo caso un errore di procedura nel corso di un test di sicurezza di un reattore, nel secondo una reazione a delle calamità naturali. Da ciò possiamo notare quanto, effettivamente, sia difficile incorrere in un tale pericolo e quanto, tranne che per errori dovuti anche ad una incapacità figlia del suo tempo o per forze di causa maggiore, il controllo e la manutenzione delle centrali siano efficaci e in grado di abbassare la soglia di qualsiasi livello di rischio.